La teoria dei vortici ciclometrici – Parte prima
Quanto andremo ad illustrare è davvero “qualcosa di nuovo” nel campo degli studi legati ai fenomeni estrattivi. Premettiamo subito che la nostra teoria non ha praticamente nulla a che vedere con quella formulata da Adriano Scaravetti, un illustre studioso che anni fa ne presentò una sua personalissima versione dal titolo “La teoria dei vortici”.
Prima di addentrarci nel mero discorso numerico occorre fare, per organicità di esposizione e chiarezza, una doverosa introduzione a questo argomento.
La “teoria dei vortici” fu partorita da René Descartes meglio conosciuto con il nome latinizzato di Renatus Cartesius, in Italia modificato in Cartesio.
Egli è ritenuto da molti il fondatore della filosofia moderna e padre della matematica moderna, ed è considerato uno dei pensatori più grandi e influenti della storia dell’umanità. Il suo pensiero si estese a ogni aspetto del sapere della concezione razionalistica e matematica della conoscenza, dando vita a quello che oggi è noto come razionalismo continentale.
Rifiutando il metodo della scolastica conoscenza, fondata sulla tradizione e sull’autorità, Cartesio scelse di applicare il metodo deduttivo della matematica, ritenendo veri solo quei ragionamenti evidenti come le dimostrazioni matematiche. Cartesio dubitò di tutto ciò che riteneva vero; egli quindi dubitò di tutto, tranne che di se stesso poiché egli era il soggetto pensante, da cui la famosa massima cartesiana “cogito, ergo sum” (“Penso, dunque sono”).
Nella sua opera “Il mondo” Cartesio espose la teoria dei vortici, secondo la quale lo spazio è riempito da materia turbinante intorno al sole.
Più precisamente Cartesio pensò che l’etere creasse dei vortici. Attorno alla terra vi erano dei flussi di etere ed egli paragonò il pianeta alla “festuca” (una pagliuzza) che, secondo la sua affermazione, “se la guardo da riva vedo che si muove, se invece sono una formica su un guscio sull’acqua la vedo ferma”.
Quindi, secondo Cartesio, il movimento dipendeva dal punto di vista: la terra era ferma rispetto all’etere ma si muoveva rispetto al sole. Di qui discendeva la sua teoria: “tutte le particelle sono in movimento e questo movimento non è caotico”.
Ci sarebbe ancora da aggiungere che Cartesio centrò in pieno il rapporto tra il modello esplicativo e la realtà. Il vortice sta al sistema solare, come le festuche che esso trascina stanno ai pianeti che ruotano intorno al sole; come il movimento delle festuche attorno al proprio centro sta alla rotazione di ogni pianeta attorno al proprio asse; come la maggior velocità delle festuche che vorticano in prossimità del centro sta al minor tempo nel quale i pianeti più interni del sistema solare concludono, rispetto a quelli esterni, la propria rivoluzione intorno al sole, come la forma non perfettamente circolare del vortice d’acqua sta alla forma ellittica assegnata da Keplero alle orbite planetarie.
Questa spiegazione dei “vortici cartesiani”, che spero non abbia tediato oltre misura chi ci sta leggendo, era doverosa affinché si avesse piena comprensione per quello che andremo ad enunciare in seguito.
Ora lo scommettitore si chiederà cosa mai possa avere a che fare la teoria cartesiana dei vortici con il gioco del lotto.
Spesso avete letto le frasi: “i numeri si muovono secondo un ordine caotico” o al contrario “il caos apparente dei numeri è regolato da leggi precise”.
Cerchiamo di spiegare meglio. Si osservi la figura che segue:
Immaginiamo la massa dei 90 numeri come un vero e proprio pianeta (il cerchio ciclometrico) dove i numeri 36 ed 81 ruotino intorno ad esso, come satelliti, dotati di “eguale forza propria” e secondo un ordine prestabilito. La distanza che intercorre tra i due elementi (non a caso pari a 45) costituisce, di fatto, il cardine di un vortice di movimento tra i due numeri che ruoteranno, sempre alla stessa distanza tra loro e dalla massa (il cerchio) per determinare proprio quell’ordine predefinito che li caratterizza e li distingue dagli altri 88 numeri della massa.
Indubbiamente stiamo trattando un argomento piuttosto “ostico” per quanti non sono pienamente addentro ai fenomeni ciclometrici, ma confidiamo che gli esempi che andremo man mano a proporre possano esemplificare al massimo la comprensione della logica che sta alla base della teoria e facilitarne l’applicazione per il gioco.
Tornando alla figura sopra riportata diremo che la coppia 36-81 (che dovrà essere per forza di cose isocrona, ovvero formata da numeri sorteggiati nella stessa estrazione) si muove rispetto alla massa dei numeri (il cerchio) con un vortice di movimento pari a 45 (la distanza ciclometrica intercorrente tra di essi) e ad una distanza dal cerchio che ci toccherà calcolare secondo un principio logico e razionale.
Vogliamo solo ricordare che, geometricamente parlando, due punti che ruotano con un moto di eguale velocità ed alla stessa distanza da un terzo punto generano due distanze eguali, per cui basta calcolarne una per avere la risposta che cerchiamo. Il problema è come, visto che, per qualsiasi coppia che avesse un vortice di movimento di ordine dispari ci troveremmo di fronte ad un ostacolo quasi insormontabile: la presenza di un numero pari ed uno dispari!
Come detto, abbiamo ipotizzato che la massa dei 90 numeri sia come un vero e proprio pianeta dove i numeri ruotino intorno ad esso, come satelliti dotati di “forza propria” e secondo un ordine prestabilito. La distanza che intercorre tra i due elementi costituisce, il vortice di movimento tra i due numeri che ruoteranno, sempre alla stessa distanza tra loro e dalla massa per determinare un proprio ordine predefinito.
Osserviamo la figura che segue:
Ipotizziamo di voler far ruotare la coppia diametrale 81-36 con un vortice di movimento costante pari a 45 ed immaginiamo di volerla far ruotare in avanti di 18 posti. Spostandoci lungo il nostro pianeta dei numeri ci ritroveremo con due nuovi punti (numeri) che si troveranno ad una distanza +18 dai precedenti:
81+18 = 99-90 = 9 36+18 = 54
Se continuassimo il movimento in maniera costante, ovvero andando avanti di altri 18 posti ci troveremmo su altri due nuovi punti:
9+18 = 27 54+18 = 72
Le nuove coppie 9-54 e 27-72 (che costituiscono il 2° movimento che abbiamo fatto) si troverebbero alla medesima distanza (+18) espressa dalla coppia 81-36 e 9-54 (che costituiscono il 1° movimento).
Ciclometricamente parlando la coppia 9-54 costituisce la “coppia ponte” ovvero la coppia da cui, ad una medesima distanza si troveranno le altre due 81-36 e 27-72.
Ora immaginiamo di voler far compiere un movimento costante di 18 unità alla coppia 81-36. Avremo:
I quattro nuovi ambi ottenuti 9-54 / 27-72 / 45-90 / 63-18 rappresentano le “stazioni intermedie” di un viaggio che ha assommato 5 tappe di lunghezza 18 (pari quindi a 90, ovvero l’intera circonferenza ciclometrica) e che è partito dalla stazione 81-36 e ad essa è terminato.
In questo viaggio, i “vagoni” hanno sempre mantenuto la stessa distanza tra loro (il diametro 45), ed hanno viaggiato, per ogni tappa, sempre alla stessa velocità (18).
Secondo logica, se le tappe hanno avuto medesima distanza e si sono svolte alla stessa velocità, visto che ci muoviamo intorno ad una sfera, se ne deduce che la distanza a cui abbiamo viaggiato da essa è stata costante come mostra la figura che segue:
Ricordiamo, a quanti avessero poca dimestichezza con la geometria, che se avessimo viaggiato ad una distanza inferiore dal nucleo l’arco di circonferenza che avremmo dovuto percorrere sarebbe stato minore, e viceversa. Parimenti lo stesso discorso avrebbe influito sulla velocità che, conseguentemente, sarebbe stata minore o maggiore.
Tornando alla figura sopra riportata diremo che la coppia 81-36 produce, a distanza costante e con un vortice di movimento pari a 45, 4 nuovi ambi che sono 9-54 / 18-63 / 27-72 / 45-90.
Questa proiezione è valida, chiaramente, solo per il caso che abbiamo illustrato, ovvero un avanzamento costante di 9 unità o multipli di 9 (come nel caso esaminato che prevedeva 18 unità). Per ambi che abbiano una distanza ciclometrica diversa da 45 avremo uno sviluppo completamente diverso. Vediamo quale.
Ipotizziamo che si voglia effettuare la medesima operazione sulla coppia 12-30 e con un passo di avanzamento di 16 unità. Avremo:
Come si vede abbiamo dovuto fare un lungo viaggio di ben 45 tappe per ritrovarci nuovamente alla stazione di partenza costituita dall’ambo 12-30. In termini ciclometrici abbiamo viaggiato per una distanza complessiva di 45×16 = 720 unità.
Vedremo nella seconda parte come regolarci per “ridurre” il viaggio.
(Continua)
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