L’ordine geometrico figurale
L’ordine geometrico figurale (Fabarri – giugno 1965) – Parte prima
Questa è una delle principali tecniche ciclometriche “classiche” ovvero le originali intuizioni di colui che fu il padre di questa materia, l’avvocato romano Fabrizio Arrigoni, passato alla storia come Fabarri. Dalle sue teorie trassero spunto compianti ed indimenticabili “geni” del lotto, quali il geometra Ciro Vitale ed il professore Domenico Manna, ai quali si deve la piena comprensione del movimento dei numeri. Ritenendomi, a diritto, figlio e depositario di buona parte di questi studi, mi propongo di continuarne l’opera, nella speranza che, anche quando verrà la fine dei miei giorni, altri continuino a coltivarne gli sviluppi.
TESTO ORIGINALE:
“Ecco un altro argomento nuovo che, come tutti quelli che riguardano la ricerca lottistica, ha la sua importanza. Abbiamo visto, e tutti i competenti lo sanno, che vige fra i numeri un’armonia, diciamo, quantitativa o temporale.
Abbiamo constatato che questa armonia assume le più svariate forme e siamo convinti che molto ancora c’è da studiare in tale campo. Con questo articolo mi propongo di mostrare ai lettori del Calcolo Vincitore un aspetto finora non trattato della fenomenologia numerica, e si tratta, come è detto nel titolo, dell’ordine geometrico o figurale.
Vediamone subito le forme più elementari e più semplici.
Vi sono casi, nei quali, fra due ruote contigue nel quadro estrazionale compaiono 3 numeri, disposti in forma triangolare e tali che il valore assoluto di uno si essi rappresenta la somma, ovvero la differenza, tra gli altri due.
Nei detti casi i numeri devono essere disposti come segue: due in una ruota ed uno nell’altra ruota presa in esame, ma sempre in uno dei posti occupata dagli elementi della prima ruota (POSIZIONE ISOTOPA).
Vediamo un caso: estrazione dell’8/2/1958 – Ruote di Cagliari e Firenze
Tra le due ruote si presentava la formazione triangolare seguente:
Cagliari 19 (A) / Firenze 1 (B) – 18 (C)
nella quale il numero 1 rappresenta la differenza tra 19 e 18.
Ora esso è anche il vertice centrale del triangolo che si delinea congiungendo i tre numeri tra loro. Poiché la formazione si trasforma in quadrato se si considera un quarto elemento situato alla destra del 19, il teorema da me escogitato per i casi di questo tipo dice: se il vertice del triangolo esprime la differenza tra gli estremi A e C, il vertice ad esso opposto nella figura quadratica tende a presentare la somma tra i medesimi estremi.
Nell’esempio riportato il quadrato doveva, quindi, formarsi col n. 37 (somma di 19 e 18) al 5° posto di Cagliari.
Ebbene, dopo quattro estrazioni usciva proprio a Cagliari il n. 37 quinto, realizzando perfettamente il quadrato previsto. Si noti che il 37 stesso, che era già presente nell’estrazione di partenza (Cagliari 71-37-85-19-79), sortì al IV posto la settimana successiva, e poi ancora quarto accompagnandosi col n. 1.
Avviene, infatti, e non poche volte, che il numero destinato ad integrare la figura quadratica compaia come semplice estratto; e in tal caso, poiché esso viene a realizzare l’integrazione numerica cercata, non conviene insistere oltre per ottenere la sua ulteriore sortita al posto voluto.
Qualche volta il numero integratore esce insieme con uno dei numeri del triangolo, così da far pensare alla possibilità di giocare i tre ambi che esso forma, per tutte le ruote (e i risultati, credo, non sarebbero disprezzabili).”
La mia principale osservazione è, anzitutto, di carattere transitivo: se, nel teorema fabarriano, un vertice, quello presente, esprime la differenza tra gli estratti e l’altro, quello da ricercare, ne deve rappresentare la somma, allora può essere vero anche il contrario. Per cui ritengo, senz’altro, che il postulato fabarriano possa essere modificato come segue:
“Alla sortita di una formazione triangolare, in cui, in forma isotopa, sia rappresentata la differenza o la somma di due elementi, la struttura quadratica ricavabile si completa con un quarto elemento che ne rappresenta la somma, se già è espressa la differenza, e viceversa”.
Da un’ulteriore analisi della casistica presentatasi negli anni aggiungo anche una ulteriore modifica:
“La formazione, preferibilmente, va riscontrata su ruote contigue nel quadro estrazionale, ma può essere rintracciata anche su coppie di ruote diametrali o anche su coppie di ruote che non presentino le caratteristiche esposte: ciò ritarderà solo l’inevitabile esito positivo”.
Ed ancora, viste le prove effettuate ed i risultati ottenuti:
“La posizione isotopa è preferibile, ma non indispensabile. La sua presenza abbrevia i tempi di sfaldamento, la sua assenza non ne pregiudica, in ogni caso, il risultato”.
Quanto affermato lo andremo, di seguito, a verificare.
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